lunedì 23 maggio 2016

Profughi: rafforzato il sistema Dublino



Agenzia Habeshia
  
Un rafforzamento della Fortezza Europa. Proprio mentre stanno aumentando gli arrivi in Italia dalla Libia e dall’Egitto, lungo la rotta del Mediterraneo Centrale. Così si è risolta quella che sarebbe dovuta essere una riforma strutturale del sistema Dublino da parte della Commissione Europea.

Ci sono due soli punti positivi nelle proposte della Commissione: l’estensione dell’accesso al ricollocamento a tutti i richiedenti asilo, a prescindere dalla nazionalità; l’ampliamento della nozione di familiari con i quali si potrà chiedere una riunificazione/ricongiungimento in un altro Stato dell’Unione Europea. Per il resto si avalla di fatto la politica dei respingimenti che negli ultimi tempi ha subito una forte accelerazione. Il principio base resta infatti quello del reinsediamento dei profughi sbarcati ma, anziché potenziarlo e snellirlo alla luce degli scarsi, quasi fallimentari risultati conseguiti finora, il sistema è stato reso ancora più inefficace, scaricandone il peso innanzi tutto sugli stessi richiedenti asilo, i soggetti più deboli; e, in secondo luogo, sui paesi di frontiera come l’Italia, la Grecia e la Spagna, quasi tracciando un solco tra le nazioni mediterranee e il resto dell’Europa. Sono due punti che meritano di essere esaminati in particolare:

 – Profughi. Le lungaggini delle pratiche burocratiche, la resistenza e talvolta l’ostilità dei paesi di destinazione, i duri periodi di attesa nei centri di identificazione e accoglienza, lo stato generale di incertezza e precarietà, la lentezza e l’inefficienza del programma di ricollocamento/reinsediamento inducono molti migranti a tentare di sottrarsi al sistema, cercando “in proprio” vie di accesso dai paesi di arrivo verso altri paesi Ue. E’ nata così la figura dei “transitanti”: migliaia di migranti che percorrono l’Italia, la Grecia e la cosiddetta “strada balcanica”. Fantasmi che ufficialmente non esistono: “non persone” consegnate nelle mani dei trafficanti, che hanno organizzato costose rotte clandestine in grado di raggiungere ogni angolo dell’intera Europa, quando addirittura non sono collegati, specie per i minori e le giovani donne, ad organizzazioni dedite alla tratta di esseri umani, ai giri di prostituzione, al lavoro-schiavo. Sono cose ormai note, ampiamente denunciate e spesso confermate da varie inchieste giornalistiche e di polizia. Eppure, anziché correggere e migliorare il sistema, sono state introdotte nuove misure restrittive, rivolte a penalizzare i richiedenti asilo che si sottraggono agli obblighi imposti dal Regolamento di Dublino. In definitiva, una risposta “di polizia” nei confronti dei soggetti più deboli, anziché una maggiore garanzia dei loro diritti. Diritti che vengono anzi sicuramente ridotti o restano inapplicati.

– Paesi di frontiera. Teoricamente la riforma introduce correzioni nell’attribuzione di responsabilità ai singoli Stati. Ma queste “correzioni” sono previste solamente di fronte ad arrivi “sproporzionati” di richiedenti asilo in un dato paese e per “arrivi sproporzionati” si intende una quantità di sbarchi superiore addirittura al 150 per cento del numero di riferimento considerato gestibile rispetto alla grandezza e al benessere del paese stesso. Ad esempio: se si ritiene che l’Italia possa accogliere 100 mila profughi, la correzione scatterà solo se gli arrivi risulteranno più di 250 mila. Per di più, anche quando verrà superata la cifra stabilita non è detto che gli altri Stati Ue accolgano almeno una parte dei migranti. Non appare né positiva né di una qualche efficacia pratica, infatti, la proposta di introdurre penalizzazioni finanziarie per i Governi che si sottrarranno all’obbligo del ricollocamento. Anzi, questa norma ripropone l’odioso principio che basterà “pagare” per aggirare e vanificare l’obbligo dell’accoglienza e della solidarietà. Torna ancor a una volta, cioè, quel “soldi in cambio di uomini”, a dir poco eticamente deprecabile, che è alla base di tutti gli ultimi accordi firmati dall’Unione Europea in fatto di immigrazione: il Processo di Rabat, il Processo di Khartoum, i trattati di La Valletta e quelli con la Turchia. Rientra esattamente in questa logica anche il recente Migration Compact proposto dall’Italia a Bruxelles.

Appare evidente, allora che, per gestire i flussi crescenti dei migranti verso l’Europa, la Commissione, invece di puntare su un sistema globale e lungimirante, ha cercato di bilanciare in qualche modo gli interessi dei singoli Stati, senza peraltro riuscirci, visto il criterio di “correzioni” adottato e dando corpo ancora una volta alle paure assolutamente infondate della Fortezza Europa.
In questo modo il Regolamento di Dublino non soltanto non è stato superato, ma addirittura risulta rafforzato. Perfettamente in linea con le politiche condotte da vari singoli Stati, a cominciare dall’Italia, che stanno contemporaneamente intensificando la scelta del respingimento di massa attraverso tutta una serie di trattati bilaterali con diversi governi africani, incluse feroci dittature, per facilitare le misure di rimpatrio forzato dei richiedenti asilo o dei migranti “non accolti” e dunque respinti. Nella più evidente violazione dei diritti  umani, tanto da configurare probabilmente un vero e proprio crimine contro l’umanità.

L’unica soluzione resta quella indicata ormai da anni da quasi tutte le organizzazioni umanitarie e dallo stesso Alto Commissariato Onu per i Rifugiati (Unhcr): un sistema unico di accoglienza, con uno status di asilo europeo, valido e applicato in tutti gli Stati Ue, con identiche condizioni di trattamento e possibilità di inclusione sociale; canali umanitari e vie legali di immigrazione; utilizzo molto più ampio delle misure di ricollocamento, tenendo in maggiore considerazione, in particolare, i legami culturali, relazionali e familiari dei richiedenti asilo con i paesi di destinazione.
 
Roma, 19 maggio 2016

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