lunedì 19 settembre 2011

Liberate i profughi ostaggi dei trafficanti di uomini nel Sinai - Egitto



Qualche giorno fa ho ricevuto una telefonata da una donna terrorizzata dalla continue percosse e torture con scariche elettriche alle quali sono sottoposti lei e i suoi 53 compagni di viaggio presi in ostaggio e venduti a delle famiglie di beduini nel Sinai.
La donna racconta di essere partita dal Sudan, pagando il prezzo già pattuito di 3 mila dollari per attraversare il confine con Israele, ma una volta arrivati a Rafah "siamo stati venduti ad un altro gruppo di trafficanti,  ora siamo tenuti nel seminterrato di una palazzina, vediamo le mogli dei trafficanti che istigano i mariti a picchiarci di più finché non paghiamo 28 mila dollari a testa. Domenica scorsa è morto uno di noi: un ragazzo giovanissimo, proveniva da un villaggio vicino alla capitale dell'Eritrea Asmara. Morto sotto tortura con le scariche elettriche, un altro è in fin di vita". Uno degli ostaggi, un ragazzo eritreo, gli fa eco: "Siamo in catene, ogni giorno riceviamo 30 bastonate a persona, ci bruciano con la plastica sciolta nel fuoco, perfino i bambini vengono a picchiarci di fronte ai genitori che ridono divertiti del fatto." Si chiedono come possibile che nessuna autorità interviene: "Siamo in pieno centro abitato, tenuti prigionieri nel sotterraneo delle ville dei beduini". Racconta il ragazzo: "Siamo 10 donne di cui una in cinta di 6 mesi, una madre di 6 figli che ha lasciato alle spalle, 43 maschi, quando siamo stati presi eravamo più di 200 persone, ci sono molti altri gruppi simili al nostro qui in zona; è una zona di trafficanti che tengono centinaia di persone in ostaggio, sicuramente saremo 500 - 600 persone, la maggioranza sono eritrei, ma ci sono anche etiopi e un gruppo di sudanesi del Darfur."
Mi stanno contattando, famigliari dei ostaggi angosciati dalle condizioni di pericolo che stanno vivendo i loro congiunti. Una donna che vive in italia, che suo nipote si trova tra gli ostaggi, mi ha raccontato che i famigliari hanno già verssato 165 mila Nakfa, moneta locale dell'Eritrea, una cifra enorme per le tasche delle famiglie in eritrea. Ci risultano storie di gente costretta a vendere la propria casa, le mamme vendere quel poco di prezzioso che possedevano per salvare la vita del proprio figlio e figlia.
Questa storia va avanti d'anni, noi dall'anno scorso abbiamo più volte denunciato questi crimini contro l'umanità che si stanno consumando nel Sinai, è cambiato il regime in Egitto, ma non si ferma il traffico, anzi la situazione attuale sembra più favorevole per predoni, che sono i padroni assoluti nella zona di confine del Sinai con Israele. Quanti profughi devono perdere la vita prima che il mondo dica basta a questo massacro di innocenti? Quanta sofferenza devono patire prima che le loro grida di dolore possano trovare ascolto dalla comunità Internazionale? Il nuovo governo egiziano deve intervenire per liberare gli ostaggi, per questo serve tutta la pressione della comunità internazionale; in modo particolare l'Europa si faccia carico di questo dramma.
Serve un'azione mirata per la lotta contro il traffico di esseri umani, in Eritrea, Etiopia, Gibuti, Somalia, Sudan, Egitto, Israele, Palestina.
Chiedo l'intervento immediato delle agenzie ONU e della Commissione Europea per spingere tutti questi stati interessati da questo grave crimine, a lottare per porre fine al traffico di esseri umani, alla tortura ed uccisione dei profughi. Questo traffico lede la dignità delle persone mette in pericolo la vita di migliaia di persone, che fuggono per cercare protezione e una vita migliore e tranquilla. Queste persone meritano tutta l'attenzione della Comunità Internazionale e di tutte le società civili del pianeta.

don Mussie Zerai

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