mercoledì 29 settembre 2010

Eritrea, giornalisti sempre più sotto tiro

Il governo eritreo sta accentuando la repressione politica nei confronti dei giornalisti con arresti arbitrari e torture. Lo denuncia l’associazione dei giornalisti dell’Africa orientale (Eaja) che ne chiede la liberazione esprimendo sdegno e condanna per i metodi usati da Asmara nei confronti dei reporter detenuti in uno stato di “brutale oppressione”. ”Dal settembre del 2001 a oggi, sono circa 30 i giornalisti arrestati in Eritrea. Non hanno la possibilità di avere un processo, sono sottoposti a tortura e vivono in condizioni disperate. Cinque di loro sono morti, mentre altri sono detenuti in orrende prigioni, o reclusi in campi militari segreti dove vengono torturati”. Durissimo verso Asmara il segretario generale dell’Eaja Omar Faruk Osman: ”Il governo eritreo è il peggior nemico della libertà di stampa e dei diritti umani”. L’associazione denuncia inoltre ”l’apatia da parte della comunità internazionale” su questo tema e chiede che ”le sanzioni votate nel dicembre del 2009 contro l’Eritrea vengano implementate senza alcuna esitazione” perché il ”regime in questi anni non ha cambiato il suo atteggiamento nel rispetto dei diritti umani”. Nel dicembre del 2009 il Consiglio di Sicurezza dell’Onu ha approvato una serie di sanzioni contro l’Eritrea che comprende il divieto alla vendita di armi. La risoluzione aveva avuto il voto contrario della Libia e l’astensione della Cina. Il regime di Asmara, che ha probabilmente il più alto bilancio in armamenti del mondo, supporta Al Shabaab in Somalia più altri gruppi ribelli, tra cui il Fronte di liberazione nazionale dell’Ogaden. A proposito di questi ultimi, 200 membri dell’Onlf sono sbarcati segretamente qualche giorno fa lungo le coste del Somaliland, regione del nord-ovest della Somalia, autoproclamatosi stato ma da nessuno riconosciuto come tale. Lo ha comunicato il ministro dell’Interno della regione. ”Due imbarcazioni con a bordo circa 200 uomini armati, forse membri dell’Onlf, sono sbarcate sulla costa” - ha detto il ministro - tre camion hanno poi trasportato i ribelli nelle regioni collinari interne al confine tra Somalia, Gibuti ed Eritrea. Le nostre forze armate li stanno cercando”. Il sospetto è che i ribelli siano stati ‘addestrati e armati in in Eritrea. L’Eritrea è uno stato totalmente militarizzato: il servizio militare è obbligatorio per tutti e dura dai 18 ai 45 anni, una vita. Il paese è poverissimo, l’economia boccheggia. I diritti umani sono calpestati quotidianamente. Molti giovani tentano così di fuggire e rifugiarsi in Europa. Ma spesso il regime colpisce i famigliari rimasti. Così per molti l’Eritrea è la più grande prigione a cielo aperto del mondo.

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