lunedì 24 agosto 2009

Rifugiati: La Commissione Europea

ROMA - L'Ue e la commissione europea stanno facendo molto nell'area dell'immigrazione. Lo ha detto uno dei portavoce della commissione Ue, rispondendo ad una domanda sulla posizione espressa ieri dal ministro degli Esteri, Franco Frattini, denunciando l'assenza dell'Europa di fronte al problema dell'immigrazione clandestina. Il portavoce ha sottolineato che la commissione sta lavorando molto con gli stati Ue e con i Paesi vicini e che il suo vicepresidente, Jacques Barrot, nei mesi scorsi si è recato a Lampedusa, a Marla, nelle Canarie, in Grecia e si appresta a visitare in autunno la Turchia e la Libia. La questione, ha indicato il portavoce, è quella di mettere in piedi strumenti finanziari politici e diplomatici, "per fermare le tragedie che abbiamo visto la scorsa settimana". Il portavoce Dennis Abbott ha ricordato che la questione immigrazione è stata discussa recentemente da Barrot con il ministro dell'Interno, Roberto Marroni, e che il vicepresidente della Commissione Ue ha detto già in varie occasioni che è necessario trovare una maniera "per meglio dividere il peso a livello europeo" dell'arrivo degli immigrati clandestini. Il portavoce ha anche segnalato la necessità di dare seguito alle conclusioni del consiglio europeo di giugno nelle quali si afferma "chiaramente" che "la fermezza, la solidarietà e la responsabilità condivisa sono essenziali in un approccio globale" nei confronti dell'immigrazione. IERI IL BOTTA E RISPOSTA ROMA - Botta e risposta Roma-Bruxelles sul delicato dossier-immigrazione. L'Europa parla e non agisce, attacca il ministro degli Esteri Franco Frattini. Ne stiamo parlando ma ci vorrà tempo, gli replica il presidente di turno della Ue, Carl Bildt. Sul capitolo immigrazione e gestione flussi il ministro degli Esteri Franco Frattini non ha oggi risparmiato critiche all'Unione Europea. Finora da Bruxelles si sono udite solo flebili parole sull'argomento e, soprattutto, sono stati lasciati soli paesi come l'Italia e Malta a gestire "un problema che invece investe tutta l'Europa". La tragedia di Lampedusa e i suoi 73 morti nel Mediterraneo che non fanno onore a nessuno, neanche all'Italia, finché non sarà fatta chiarezza, induce Frattini ad approfittare del palco riminese del Meeting di Cl per pungolare il presidente di turno dell'Ue, lo svedese Carl Bildt, ospite insieme a lui di un Focus sull'Africa e i suoi conflitti dimenticati. E' un "criterio proporzionale di distribuzione dei flussi migratori tra tutti e 27 i paesi Ue" quello che invoca Frattini e sul quale Bruxelles, nonostante una richiesta precisa di pronunciarsi al riguardo, ancora nicchia. L'Ue, secondo il ministro, non può continuare a chiudere gli occhi e dare per scontato che le migliaia di disperati che giungono sulle coste mediterranee, per lo più da quelle africane, trovino alloggio e sostentamento nel primo Paese dove sbarcano. E' troppo alto il peso che paga la Sicilia solo per essere la Porta dell'Europa. La risposta di Bildt arriva subito ma non è forse quella "ragionevole" che Frattini auspicava: bisognerà attendere "la fine di ottobre per avere una prima proposta dell'Unione Europea" ha detto all'ANSA il presidente di turno dei 27. "Aspettiamo una proposta della Commissione che sarà discussa nel consiglio dei ministri degli esteri dell'Ue a fine ottobre". Un "primo passo" anche se, ammette laconico Bildt,"un problema così grande non si risolve in una sola riunione". E nel frattempo continua a salire la tensione - tra rimpalli di responsabilità - tra Roma e La Valletta, lasciate sole a fronteggiare la questione. Anche di fronte al netto no della piccola isola-stato all'accordo, su cui si tratta da dieci anni, per restringere lo spazio marittimo maltese per il soccorso e la ricerca, Frattini insiste: "é un negoziato indispensabile per l'intera comunità internazionale". L'area che deve coprire La Valletta conta 250mila kmq di mare, vale a dire quasi l'equivalente dell'intero territorio italiano, "forse un po' troppo grande per la piccola Malta" osserva Frattini. Anche se "per negoziare bisogna essere in due". Se da una parte il ministro liquida come sterili le polemiche sulla politica dell'accoglienza tra la Lega di Bossi e il Vaticano perché "i problemi si risolvono con le cose concrete", dall'altra insiste su un punto fermo del Governo. "La vita umana della persona vale più di ogni altra cosa e, quando essa è in pericolo, bisogna fare di tutto per salvarla perché il salvataggio è un principio su cui non si può derogare né discutere". Non a caso ricorda che gli italiani sono "campioni di salvataggio" e che "nel solo ultimo anno hanno tratto in salvo qualche migliaio di persone". In attesa che si faccia luce su quanto avvenuto nell'ultima mattanza nel canale di Sicilia, Frattini non vede troppi ostacoli alla possibilità che ai cinque eritrei sopravvissuti possa essere concesso l'asilo politico. "Si vedrà caso per caso", dice. Certo la stragrande maggioranza di quelli che vengono dall'Eritrea lo hanno ottenuto. ERITREI: CONSEGNATO IN PROCURA PRIMO RAPPORTO, INDAGATI PER CLANDESTINITA' La Procura di Agrigento ha ricevuto questa mattina dalla guardia di finanza e dalla polizia le prime informative sulla vicenda del gommone con cinque eritrei a bordo, rimasto per oltre venti giorni alla deriva nel Canale di Sicilia, soccorso giovedì a largo di Lampedusa. I magistrati agrigentini hanno aperto un'inchiesta per favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e omicidio colposo plurimo. L'indagine è ancora a carico di ignoti. I migranti hanno raccontato che sull'imbarcazione c'erano altre 73 persone morte di stenti durante la navigazione. Gli inquirenti stanno valutando, inoltre, la condotta della forze armate maltesi che, secondo il racconto dei superstiti, avrebbero incrociato il gommone e dato agli eritrei il carburante per proseguire la traversata. A carico delle autorità de La Valletta, tenute, secondo quanto prevede il codice internazionale della navigazione, a prestare soccorso a chi si trova in difficoltà in mare, potrebbe ipotizzarsi il reato di omissione di soccorso. Ma il nodo centrale della vicenda ruota tutto attorno alla competenza territoriale sull'indagine. Fermo restando l'obbligo del soccorso, la Procura sta cercando di capire in quale punto la motovedetta maltese abbia incrociato gli eritrei: se, cioé, in acque maltesi e in questo caso sulla vicenda dovrebbe indagare la magistratura de La Valletta; o se in acque internazionali. "Allora - spiega il procuratore Renato Di Natale - sarebbe ancora più complesso stabilire l'autorità giudiziaria titolare dell'indagine". Le autorità di Malta, secondo le quali gli eritrei al momento dell'incontro con la motovedetta erano in buone condizioni di salute, hanno fatto sapere che il gommone sarebbe stato intercettato in acque libiche. "Ciò - commenta Di Natale - non significa comunque che, se i supersiti erano in difficoltà e stavano male, i maltesi non dovessero prestare soccorso". Nelle prossime ore, proprio per accertare le condizioni dei sopravvissuti e verificare nuovamente il loro racconto, i magistrati torneranno a interrogarli. Due sarebbero ancora in precario stato di salute tanto che gli inquirenti non sono ancora riusciti a sentirli. Sono stati iscritti nel registro degli indagati, per il reato di immigrazione clandestina, i cinque eritrei soccorsi giovedì a largo di Lampedusa su un gommone alla deriva. I migranti sono gli unici sopravvissuti all'ennesima tragedia del mare in cui avrebbero perso la vita 73 extracomunitari, morti di stenti durante la traversata del Canale di Sicilia. "Si tratta di un atto dovuto", ha sottolineato il procuratore della Repubblica di Agrigento, Renato Di Natale, che sabato scorso aveva annunciato il provvedimento in base alle norme del decreto sicurezza. I migranti avrebbero, però, già manifestato l'intenzione di chiedere l'asilo politico. Nel caso in cui i pm accertassero il diritto allo status di rifugiati l'inchiesta sarebbe archiviata.

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